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Webinar PLP – Istituto Sviluppo Interazione George Downing Karis Febbraio 2022

Presentazione del Corso Di Training Autogeno “Diventare Trainer Di Training Autogeno e Tecniche Psicocorporee”

Descrizione dell’intervista di Simona Landi Presidente Regione Lazio PLP a Teresa Falcone

Teresa Falcone
Teresa Falcone

Responsabile del Corso:

Dr.ssa Teresa Falcone - Coordinatrice Scientifica Istituto Isikaris

Didatti del Corso:

Dr.ssa Eleonora Savino - Vice Presidente Istituto Isikaris

Dr.ssa Ileana Ramasco - Tesoriere Istituto Isikaris

PRIMO MOMENTO: UN RINGRAZIAMENTO

Ringraziamenti personali e da parte dell’istituto Isikaris ( in particolar modo da parte della dr.ssa Savino e della dr.ssa Ramasco quali collaboratrici e didatte del corso), alla Presidente PLP, onorata dell’invito e grata sostenitrice dell’associazione PLP, ricordando che, quando, tanti anni fa, la Past President Elisa Mulone mi parlò e mi introdusse, provai un piacevole senso di sollievo per l’ appartenenza a Psicologi Liberi Professionisti, perché, si sa, l’essere “liberi” (professionisti) spesso significa essere soli, . Riuscire a mettere insieme tante anime forti come quelle degli psicologi liberi professionisti è davvero un obiettivo prosociale, al quale con grinta e fiducia sono grata di partecipare.

UN PRECONTATTO: LO SFONDO DA CUI PARTIRE

Una riflessione di partenza di carattere sociale per giungere al perché apprendere il TA oggi

Per cominciare vorrei partire da una riflessione legata alle mie recenti letture

Pensando a come partire e a come inquadrare questo webinar sul TA ho ritenuto importante soffermarmi inizialmente su uno sfondo di ricerca sociale, oggetto di studio e lettura di queste settimane. I due articoli di alcuni ricercatori mi aiutano a visualizzare lo sfondo attuale da dove nasce ncor più chiara l’esigenza dell’apprendimento del TA.

“LE EMOZIONI COLLETTIVE NELLE SITUAZIONI DI CONFLITTO” JOURNAL OF SOCIAL ISSUES, Vol. 63, No.2,2007, pp.441-460 - Daniel Bar-Tal, Eran Halperin, Joseph de Rivera

Una risposta collettiva al conflitto o ad un aspetto pacifico è influenzata dalla temporanea reazione emotiva del gruppo agli eventi. Il modo in cui una persona valuta e interpreta un segnale ambientale condizionerà la sua emozione. La valutazione dell’evento dipende dalle esperienze collettive passate, dalle norme culturali e dal grado di identificazione dell’individuo con il gruppo. Possiamo dire che il clima emotivo è come una lente attraverso cui i membri di un gruppo interpretano gli eventi (conflittuali o pacifici).

La valutazione delle emozioni individuali si svolge a livello intrapsichico (dentro l’individualità di ognuno) invece la valutazione delle emozioni collettive e di gruppo si svolge nel pubblico dove grandissima importanza hanno i massmedia .

La teoria dell’asimmetria negativo-positiva: un certo numero di teorici tra cui Cacioppo e Gardner dicono che la valutazione dell’evento e l’azione funzionano su due canali separati, uno che si occupa delle informazioni positive e l’altro delle informazioni negative e danno prove che gli eventi e le informazioni negative tendono a essere maggiormente ricordati e che essi influenzano la valutazione il giudizio e la tendenza all’azione. Ciò potrebbe avere una funzione adattiva al pericolo per cui se viene valutata una minaccia le persone tendono a rimanere in una posizione di vigilanza e difensiva.

La teoria dell’asimmetria suggerisce che i contesti transitori con condizioni psicologiche negative sono più intensi dei contesti transitori positivi. Quindi le emozioni negative potrebbero influenzare maggiormente il comportamento umano rispetto alle positive.

Occorre fare molta attenzione allo sviluppo di emozioni negative nei contesti transitori. Sappiamo bene e non dobbiamo mai dimenticare che cosa è successo durante il nazismo e il fascismo, quando per una millantata cultura della paura per l’ebreo vennero agite atrocità ed orrori, che la popolazione autorizzò ed accettò in una emozione collettiva piena di odio.

LE EMOZIONI COLLETTIVE IMPORTANTI NEI CONTESTI CONFLITTUALI

PAURA

ODIO

SPERANZA

SICUREZZA

A livello sociale possiamo affermare che mentre le prime due emozioni sono alla base di conflitto le altre due possono sostenere periodi di pace ed essere considerate quindi Prosociali.

Occorre lavorare per generare e formare un clima emotivo positivo, cambiando il clima negtivo per formare una culture di pace attraverso un clima positivo”.....

“La Regolazione emotiva e i cambiamenti in situazioni di laboratorio e sul campo”

Il secondo articolo riguarda i risultati di un esperimento in laboratorio e, soprattutto sul campo, durante la guerra arabopalestinese, in cui è stato dimostrato coe una tecnica presa dalla psicoterapia (in questo caso cognitiva) abbia potuto far modificare la percezione del conflitto, riducendo l’aggressività e l’odio.

Da una riflessione sociale alla validità rinnovata del TA e delle tecniche psicocorporee oggi in epoca (post) pandemica

Studiando l ‘importanza delle emozioni collettive e della possibilità di modificare l’aggressività e la percezione negativa dell’altro salta agli occhi e alla mente che la pandemia, vista come un periodo di guerra dove paura terrore e odio sono state alla base di questa straordinaria epoca, hanno generato un clima emotivo in cui tutti abbiamo vissuto un notevole stress che, nella maggior parte dei casi può dare origine a diverse sintomatologie e accentuarne altre, a partire sempre da una desensibilizzazione sistematica condotta capillarmente e continuativamente dai mass media.

UNA DOMANDA CHIAVE: PERCHE’ GLI PSICOLOGI OGGI DOVREBBERO APPRENDERE IL TA?

Anche noi psicologi ci siamo trovati in questa situazione ma noi abbiamo l’onere l’onore e la responsabilità di agire per il benessere e per la cura dei disturbi causati da quest’epoca e quindi anche l’obbligo di partire da noi stessi, se non vogliamo cadere nella trappola dell’onnipotenza o dell’impotenza.

 E dobbiamo saper lavorare col novax irriducibile così come col rigido filoscientifico incavolato con l’adolescente che non si mura in casa e vuole fare l’aperitivo o semplicemente stare a scuola, senza farci prendere da ideologie inquinanti la relazione terapeutica. Noi dobbiamo saper stare con quello che c’è e far emergere i vissuti trattenuti nel corpo e nella mente, senza schieramenti ideologici.

col TA si reimparano le sensazioni attraverso il respiro. Potremmo parlare di “risensibilizzazione post-pandemica”. Il TA è la tecnica più antica e collaudata che può permetterci di ripristinare quello che c’è “risensibilizzandoci”, attraverso il respiro e il potere delle immagini, ripristinando il funzionamento della nostra bussola a 5 sensi.

Il TA è una tecnica che parte dal respiro e la pandemia Covid 19, sappiamo, si manifesta come primariamente patologia del respiro, sia nei suoi aspetti eziopatogenetici, che negli interventi di cura e prevenzione. A distanza di un secolo ritroviamo il TA quale strumento di intervento clinico, cura del benessere psicofisico e recupero di emozioni positive prosociali.

UNA SECONDA DOMANDA CHIAVE: CHE COSA È E QUANDO NASCE IL TA?

Il TA che ha tratto origine e popolarità proprio alla fine del primo conflitto mondiale, si ritrova oggi a diventare nuovamente una risorsa per i mali causati dalla pandemia.

 Il TA è una tecnica ideata da Schultz all’interno del suo metodo denominato “psicoterapia bionomica”. Voglio citare l’aneddoto della risposta di Schultz a Freud circa la domanda di Freud:” quali sono le modalità terapeutiche di questo metodo”. Schultz rispose:” Penso che come un giardiniere che ripulisce dagli intralci il giardino, è possibile rimuovere gli ostacoli che impediscono il vero sviluppo individuale”. Schultz (1887-1970), psichiatra e neurologo, aveva aderito al movimento psicoanalitico ma poi se ne era distaccato, divenendo allievo e collaboratore di Oskar Vogt, effettuando ricerche sul cervello e sull’ipnosi.

 Vogt, studiando il sonno, approfondisce tutti i fattori che facilitano il sonno, cercando di eliminare o ridurre tutte le variabili che influiscono sull’eccitabilità nervosa. Per ottenere tale “sonno artificiale Vogt propone esercizi di 2-3 minuti usando stimoli semplici, rilassamento, calore, pace, invitando il paziente a scrivere tutte le sensazioni provate. Imparata la tecnica, il paziente viene sollecitato a riproporre la stessa a casa. Tale metodo che permette il recupero delle energie, la riduzione dello stato di fatica, l’aumento dell’autofiducia è chiamato sonno autoipnotico o autoipnosi, dando fondamentale importanza alla neutralizzazione autogena, cioè lo stato di passività del soggetto.

Tale stato di passività sarà la base del Training Autogeno di Schultz, con il passaggio dall’ipnosi al metodo autogeno da concentrazione passiva. Nel 1923 Schultz tiene il primo corso pubblico di TA a Berlino e nel 1932 pubblica il suo “Das Autogene Training” diffusissimo sia in Europa che in America. In Italia giunge nel 1951 grazie al lavoro del prof. Tullio Bazzi.

 Oggi il TA assume ancor più validità scientifica (se ancora mai ce ne fosse bisogno), sostenuto da tutto quel filone di ricerche e studi delle neuroscienze che, grazie a delle tecnologie sofisticate per lo studio dell’attività cerebrale, hanno permesso di affrontare argomenti da sempre considerati di carattere filosofico, e hanno consentito di saperne di più sul funzionamento del SNC, in stati ordinari di veglia e specifici di sonno o di rilassamento (ad esempio la RMI risonanza magnetica funzionale per immagini, e la TMS metodica con cui è possibile stimolare i corpi cellulari dei neuroni corticali o disattivare alcune aree, posizionando una bobina in corrispondenza della corteccia cerebrale). Personalmente non avrei avuto bisogno di tante cavie animali per essere certa di alcune spiegazioni di buon senso, ma meglio che su questo argomento mi taccio.

UNA DOMANDA PERSONALE: QUANDO HAI CONOSCIUTO IL TA?

L’apprendimento del TA ha coinciso con l’inizio della mia carriera professionale, all’interno del mio primo corso di formazione in Medicina Psicosomatica nel 1982. La passione e soprattutto l’esigenza di apprendere non solo cognitivamente, ma anche nell’esperienza, trovò nel TA la giusta integrazione, per dare soddisfazione allo sviluppo della competenza clinica. Partire o “ripartire” dal respiro mi permise di dare spazio a vissuti profondi di radicamento nel corpo, e, nello stesso tempo, di leggerezza alle zavorre dei pensieri.

Inoltre diede l’avvio allo studio e alla mia Formazione Continua nella Psicoterapia Corporea, con la Pdg dell’Istituto HCC, poi Kairos, con la BFT di George Downing e l’Analisi Bioenergetica della SIAB (dove ho percorso la mia seconda analisi individuale con una didatta Margherita Giustiniani alla quale mi sento molto riconoscente per avere avuto con me tanta pazienza ...!!).

Successivamente (dal 1999 a tutt’oggi) la VIT di George Downing è stata altresì rilevante, dal punto di vista dell’apprendimento sull’importanza del corpo in psicoterapia. Le centinaia di video osservati e studiati a livello micro sull’interazione intercorporea tra bambino/adolescente e caregiver (madre padre o figure di riferimento), insieme con lo studio delle più recenti ricerche in Evolutiva, che attraverso i video hanno costruito la loro popolarità ed efficacia, hanno dato vigore ed evidenza scientifica a ciò che accade tra i corpi, e quanto accaduto tra i corpi nell’imprinting dell’età evolutiva sia la chiave di svolta nella relazione clinica.

UNA DOMANDA NECESSARIA: COME SI LEGA IL TERMINE INTERCORPOREITA’, TITOLO DEL TUO LIBRO, CON IL TA? “Intercorporeità” Ed. Alpes del 2015 seconda edizione con inedito nel 2021

Il libro scritto qualche anno fa raccoglie le esperienze formative sull’uso del corpo in psicoterapia, partendo dal Training Autogeno e passando alla video Intervention Therapy, alla psicoterapia di gruppo ed alla Supervisione, temi narrati ed elaborati sotto l’egida dell’Intercorporeità, concetto a me molto caro, essenza della vita e della formazione clinica più efficace e profonda.

La riflessione originale della rivisitazione del TA ha a che fare appunto con il concetto di Intercorporeità, termine utilizzato dal filosofo Merleau Ponty e termine che riascoltai nei miei seminari di formazione continua in PDG con Giovanni Salonia direttore GTK.

 E’ un termine difficile da masticare linguisticamente, ma assai semplice nella sua concreta complessità. Tutto avviene e si sviluppa tra i corpi. Dall’Evolutiva alla Psicoterapia ciò che accade è ineluttabilmente intercorporeo.

Lo psiconeurobiologo Allan Schore per primo ha messo in luce il ruolo cruciale della qualità delle interazioni affettive tra madre e bambino nello sviluppo cerebrale del neonato. Nei primi due anni di vita si definisce il sistema di influenza reciproca tra figure parentali e bambino. Sono queste interazioni a dare l’avvio ai processi biochimici e neuro biologici responsabili della maturazione delle strutture corticali e subcorticali del neonato, alla base delle capacità di autoreglazione del Sè e dello sviluppo sociale cognitivo ed affettivo. Secondo Schore vi sarebbe una prima fase di sviluppo tra i 3 e i 12 mesi in cui l’interazione positiva della diade consente la produzione delle sostanze neurochimiche responsabili di una precoce capacità di regolazione degli affetti. In una seconda fase intorno ai 18 mesi con l’aumento della curiosità e della sperimentazione, quando il genitore comincia ad imporre limiti e regole, si assiste nel bambino ad uno stato di stress psicologico e fisiologico in cui il bambino sperimenta emozioni negative di vergogna, umiliazione, frustrazione. Schore dimostra attraverso un’approfondita analisi della ricerca psiconeurobiologica, che queste esperienze condizionano la produzione di specifici ormoni e neurotrasmettitori che determinano alterazioni della biochimica cerebrale e che agiscono sulla maturazione della corteccia orbitofrontale.

Allora, tornando dopo questa digressione alla prima fase di intercorporeità, come non sottolineare l’importanza di due corpi che respirano insieme? Ho pensato che quando un paziente riapprende a respirare, respirando “con” si riattiva il più antico momento dell’intercorporeità e dell’attaccamento. E se l’attaccamento con i suoi stili e le sue modalità è alla base della costruzione della relazione clinica e terapeutica, allora il TA diviene la tecnica più efficace e rapida nella riparazione e nel riapprendimento dell’autoregolazione fisiologica nella coregolazione paziente trainer di TA. Sarebbe davvero un peccato non dare valore a questo momento di “respirare con” perché l’attaccamento non è un’esperienza facilmente replicabile!

 Fui felice e sono orgogliosa che il prof George Downing abbia confermato e valorizzato le mie ipotesi.

UNA DOMANDA SUL RESPIRO: QUANTO E’ IMPORTANTE LA CULTURA DEL RESPIRO OGGI?

In epoca pandemica TA e respiro assumono ulteriori significati.

 Nella seconda edizione ho scritto sulla spiritualità del respiro contaminata dal covid 19, ribadendo la possibilità di cura che il TA ci può dare, sia come tecnica, che come recupero della nostra essenza profonda in epoca pandemica e post bellica.

Il TA ci insegna a respirare, ci sostiene a sentirne il bisogno, a vedere la differenza tra l ‘apnea ed il respiro, tra stare con la mascherina e senza (perché non è la stessa cosa!). Ci introduce in quella cultura del respiro di cui oggi necessitiamo. Dobbiamo riprenderci il mondo e il mondo non è una sala operatoria dove aver paura di entrare.

E soprattutto che dal respiro si può procedere a recuperare la consapevolezza delle sensazioni, delle emozioni, delle immagini, dei ricordi, recuperando quella bussola orientante e quella consapevolezza piena alla base del benessere, della qualità della vita e delle competenze sociali.

Inoltre il TA, come già quando fu elaborato da Schultz, si presta ad essere insegnato in gruppo, diminuendo il costo della cura. Questo non è un fattore da sottovalutare visto che l’economia di guerra rende più bisognosi, ma più poveri.

Tornando al nostro sfondo iniziale, Il TA può essere considerato un metodo prosociale, che cioè alimenta fiducia e speranza, emozioni individuali e collettive di cui il mondo necessita, in questo momento in particolare.

A CHI E RIVOLTO IL CORSO?

Il nostro è un corso di Formazione x medici e psicologi, psicoterapeuti perché crediamo che la tecnica di Schultz col suo potenziale trasformativo e psicoterapeutico, debba rimanere di competenza certificata, come del resto l’articolo attesta.

Inoltre per i terapeuti diviene strumento fondamentale di conoscenza della propria esperienza corporea ed immaginativa, imprescindibile nel lavoro controtransferenziale e dell’enactment clinico.

Altresì il TA e le tecniche psicocorporee acquisite permettono l’uso del corpo in psicoterapia, rendendo la terapia più efficace, specie nei momenti d’impasse.

IN QUALE MODALITA’ ONLINE IN PRESENZA MISTA?

Il lockdown ci ha portato all’online come esperienza di resilienza e di adattamento creativo.

Di necessità virtù. Abbiamo così potuto elaborare e differenziare le modalità. Online è diverso dalla presenza. È importante non cadere nella trappola che siano esperienze “uguali”.

Le differenze vengono analizzate nel libro. Ciò che conta è poter trarre i vantaggi dell’una e dell’altra modalità, essendo ben consapevoli delle differenze. Pensiamo che la modalità mista (nel TA come nella psicoterapia), possa funzionare al meglio, sempre privilegiando la presenza.

IL TA È UNA TECNICA PSICOCORPOREA?

Sì. Nella nostra rivisitazione della tecnica di Schultz si dà valore ad alcune tecniche aggiuntive che fanno dell’apprendimento del TA una vera e propria esperienza di psicoterapia corporea. Respirazione guidata, schema corporeo, grounding aereo, esercizi di scarica e di protesta sono alcune tecniche che sollecitano la consapevolezza corporea e abilitano all’introduzione dell’uso del corpo in psicoterapia. Esse traggono spunto dall’Analisi Bioenergetica e dalla BFT di George Downing, sullo sfondo dei principi e degli studi in Psicoterapia della Gestalt, modello che valorizza le tecniche da qualsiasi parte arrivino in una cornice strutturata e forte di intenzionalità relazionale azione e tempo.

In particolare considero il TA alla luce del più recente concetto della BFT di Downing del Body Organising. Il TA nel triangolo Pensiero Emozione Corpo si pone esempio significativo dell’intreccio tra queste aree, con la peculiare caratteristica di cambiamento e miglioramento dell’autoregolazione parasimpatica piuttosto che dell’attivazione motoria.

COME E’ STRUTTURATO IL CORSO?

Il corso è strutturato in tre parti:

  • Esperienza
  • Teoria
  • Supervisione

Per un totale di 40 ore. 12 incontri di tre ore ciascuno, a cadenza quindicinale, un colloquio conoscitivo anamnestico e un incontro finale, in presenza, per discussione tesina caso clinico

È stato accreditato con 50 crediti ECM

È bello poter dire in questa sede che è previsto uno sconto del 10% ai soci PLP

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